Prologo

 

Quanto racconta una fotografia. 1922, esattamente cento anni fa. Il Professor Antonino Ginex (1885-1933), mio nonno, nella sua casa di Canicattì con i tre figli, vestiti a festa. E, alla parete, un suo disegno. Una figura giovanile, eterea, riversa e con due grandi ali. Ma una è spezzata, a simboleggiare l'anima liberata dal corpo e l'immortalità della vita eterna. Un’immagine, raffigurante la perdita di un amico in età precoce, che ho visto affissa in casa mia, a Milano, sin dall’infanzia e sulla quale negli anni mi ero soffermato di rado.


E poi, una vecchia cassa di whisky, colma di immagini e documenti provenienti da un remoto passato, che mio padre conservava in cima ad un armadio. Solo una pandemia, che ha avuto l’unico pregio di congelare l’orologio del tempo, poteva costringermi a riscoprirla e ad approfondirne, con emozione, il contenuto.

Ne è uscita, incastrando faticosamente personaggi ed eventi, un’affascinante storia dei primi del ‘900. Ma un viaggio così lontano nel passato, effettuato a ritroso rispetto ai flussi migratori di inizio secolo, meritava un percorso di avvicinamento lento e rispettoso dello scandire del tempo. Per questo ho scelto di percorrerlo in bicicletta, perché solo questo mezzo consente di guardare il mondo ad una velocità rallentata, lasciando il giusto spazio alla riflessione.

Milano – Canicattì, 1700 km di pedale e oltre 10000 metri di dislivello, in due settimane, attraverso le bellezze del nostro Paese. Quattordici giorni, altrettanti capitoli della vita del protagonista di questa storia, il Professor Antonino Ginex, per disegnare uno spaccato della Sicilia di cento anni fa.

 

Milano, luglio 2022